Il GDPR, ossia il Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali 2016/679, è ormai una realtà con la quale tutti i soggetti, pubblici e privati, devono confrontarsi nella prassi quotidiana quando vogliono o devono trattare dati personali, per qualsiasi finalità e in qualsiasi contesto.
È uno strumento complesso che si inserisce in un solco già aperto dalla direttiva comunitaria del 1995 e, in Italia, dalla legge 675/1996 seguita dal Codice della Privacy del 2003. Il GDPR conferma e rafforza i principi e i requisiti del precedente quadro normativo, il cui rispetto è condizione essenziale per garantire quello che la nuova architettura dell’Unione ha riconosciuto essere un diritto fondamentale – ovvero la protezione dei dati personali.
Il GDPR ha, da un lato, rafforzato i diritti riconosciuti agli interessati dalla direttiva 95/46/CE e dal Codice della privacy e, dall’altro lato, ha introdotto nuovi diritti come il diritto alla portabilità dei dati.
Il diritto alla portabilità costituisce indubbiamente (insieme al cosiddetto “diritto all’oblio”) una delle maggiori novità del GDPR. Sono due le componenti essenziali di questo diritto: da un lato, poter ricevere, come interessato, i propri dati personali “forniti” al titolare in qualsiasi modalità e, quindi, anche attraverso la navigazione in rete; dall’altro lato, poter chiedere al titolare del trattamento la trasmissione diretta di tutti i propri dati personali, o di una parte di essi, a un diverso titolare – purché ciò sia tecnicamente fattibile.
Fonte: Garante per la protezione dei dati personali